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Tre decenni dopo l’invenzione della “domotica”, stiamo ancora automatizzando le case alla vecchia maniera.
In questi primi giorni del 2019, alle porte di due importanti fiere di settore (il CES di Las Vegas e l’ISE di Amsterdam) definire quali possono essere i principali trend e le opportunità per il 2019 è un compito difficile.
Quasi tutti concordano ritenendo che il 2019 sarà finalmente l’anno dell’intelligenza artificiale.
Ed è vero!
L’AI, l’analisi predittiva, l’apprendimento automatico… sta accadendo ora e diventerà sempre più pervasivo nel prossimo anno.
Basta guardare gli assistenti vocali che diventano più intelligenti ad ogni parola pronunciata, ai termostati che imparano i modelli comportamentali degli occupanti ed impostano di conseguenza il clima. Ai sistemi di automazione che sanno chi va e viene in base alla geolocalizzazione e ai beacon. Telecamere, sensori e dispositivi di rete che imparano come comportarsi e avvisano i proprietari di anomalie. Citofoni intelligenti che imparano i volti dei familiari e riconoscono gli estranei. Rivelatori di fumo in grado di prevedere il fuoco prima che accada.
Però…
Benvenuti nella domotica. Benvenuti nella casa intelligente. Questo è lo slogan che sento da quando ho iniziato ad interessarmi di automazione residenziale ormai vent’anni fa, affascinato dai prodotti Panja (che poi ha cambiato nome in AMX) e Crestron.
La realtà però è che fino ad oggi non sono state realizzate vere case intelligenti. Quello che è stato realizzato sono innumerevoli scenari domotici che si attivano premendo un pulsante, a un’ora del giorno o allo scattare di un sensore. Comodi, pratici, scenografici, ma si tratte sempre e soltanto di scenari tutti pre-impostati manualmente dal programmatore o dall’utente.
Tre decenni dopo l’introduzione della “domotica”, stiamo ancora automatizzando le case alla vecchia maniera. Sono nella proprietà, se sono bravi ragazzi o cattivi, quali sono le loro preferenze, come si comportano in genere e se il loro comportamento è “off”.
È deludente constatare che il patrimonio di questo settore, il grosso vantaggio tecnologico che aveva raggiunto, è stato perso e che oggi ci sono piccole realtà in grado di superare i big della scena internazionale.
Mi addolora pensare al ritmo lento dell’innovazione nel nostro canale: l’enorme vantaggio che abbiamo sprecato. Non è per mancanza di tecnologia necessaria. Ne abbiamo in abbondanza. Allora cos’è allora? Mancanza di visione? Compiacimento? Sistemi legacy: tecnologie, strutture aziendali, pratiche di assunzione, canali di distribuzione, ecc. Che ci impantanano?
Intelligenza artificiale a parte, è incredibile osservare come l’industria abbia perso opportunità di sviluppo lasciandole a startup e al mecato di massa.
L’industria di settore in questi ultimi anni ha perso più di un’opportunità, lasciando libero spazio a startup e piccole realtà e si trova adesso a rincorrere un ruolo che teneva ben saldo. I prodotti più interessanti, degli ultimi anni provengono da aziende giovani che per prime hanno colto cosa davvero vogliono gli utenti. Eper farlo hanno semplicemente osservato, compreso e utilizzato il buon senso.
Pensiamo a Sonos. Diffusori audio senza fili e facili da usare. Ci voleva tanto? Eppure solo dopo cinque anni tutti si sono messi a rincorrere. Ormai troppo tardi.
Pensiamo ai citofoni. Rimasti invariati per decenni, fino all’arrivo di realtà come Ring o DoorByrd.
Pensiamo ai termostati. Non ti fa uscire dal nulla per essere il “primo termostato intelligente” sul mercato? Come ci è arrivato? Non per la sua intelligenza, certo, ma perché sembrava bello. Ad eccezione di alcuni dei nostri touchscreen e tastierini importanti, la nostra industria è stata la cosa più brutta.
Le vere rivoluzioni stanno arrivando da startup intraprendenti e spesso anche dagli utenti finali. che sull’onda del DIY propongono progetti sempre più interessanti e solidi.
Basti pensare a tutti i programmi open source nati negli ultimi anni e che ormai hanno raggiunto un grado di configurabilità, completezza e solidità da far invidia ai “vecchi re” del settore. Senza tener conto della libertà di movimento che hanno rispetto alle logiche aziendali che troppo spesso hanno cercato di pilotare il mercato verso direzioni più profittevoli ma meno interessati per l’utente finale.
Il discorso metrita un articolo a parte per un approfondimento, ma giusto per dare un idea, pensiamo proprio alla possibilità da parte dell’utente fina di intervenire sulle configurazioni del sistema che hanno acquistato.
Ma quello che più mi colpisce cono i sistemi di controllo configurabili dall’utente.
Negli ultimi anni sono nati numerosi progetti open source che ormai hanno raggionto e talvolta superato le soluzioni “tradizionali”. Sistemi ormai affidabili e seplici da utilizzare che permettono agli uteniti di creare le proprie scene, apportare modifiche ai programmi esistenti e persino scambiare i dispositivi.
L’opportunità di personalizzare finalmente i propri sistemi – sistemi per i quali hanno pagato migliaia di euro. Una volta che si rendono conto che devono pagare $ 125 all’ora per ogni piccolo cambiamento, non compreranno i loro sistemi e si dirigeranno verso Best Buy. Penso che il nostro settore sia stato un grande momento per questo errore.
Pensiamo di tutte le opportunità che l’industria di settore ha sprecato nel corso degli anni, e capire cosa ci ha portato qui – vergogna per start-up e il mercato di massa – e come possiamo riconquistare la nostra legittimo posto come leader della smart-casa il movimento.
Potrei andare avanti all’infinito. Spero che possiamo trovare un po ‘di agilità, abbandonare la nostra avversione per le soluzioni a scopo singolo, abbracciare l’economia on-demand, potenziare l’utente finale e in generale essere le persone più intelligenti del settore.
In caso contrario, facciamo un lavoro migliore (tecnologia e business saggio) per tessere le sorprendentemente buone soluzioni del mercato di massa nei sistemi che personalizziamo per i clienti.
https://www.cepro.com/article/jj_opines_make_our_industry_the_smartest_again